Piedone lo sbirro è un film italiano del 1973 diretto da Steno.
Si tratta del primo film della tetralogia di Piedone.
Con Enzo Cannavale, Bud Spencer, Dominic Barto, Adalberto Maria Merli, Juliette Mayniel, Angelo Infanti…
La saga completa di Piedone
- Piedone lo sbirro (1973)
- Piedone a Hong Kong (1975)
- Piedone l’africano (1978)
- Piedone d’Egitto (1980)
- Piedone – Uno sbirro a Napoli (2024) – spin-off televisivo
La Trama di Piedone lo Sbirro
Napoli. Joe, un militare americano sotto effetto di droga, inizia a sparare alla polizia dal tetto di un edificio; dopo inutili trattative, viene disarmato e arrestato dal vice commissario di polizia Rizzo, detto “Piedone” in ragione della sua mole che gli permette di avere la meglio sui malviventi a mani nude, e quindi di girare sempre disarmato.
Ferdinando Scarano, soprannominato “‘O Barone”, è un prosseneta che, in contatto con il clan dei marsigliesi tenta il grande salto per diventare un boss. Piedone, sospeso dal servizio dal nuovo commissario capo a causa di un pestaggio proprio ai danni di Scarano, tenta di collaborare con la vecchia camorra per estromettere da Napoli i Marsigliesi i quali, oltre alla droga, portano anche violenza e corruzione. In particolare, Piedone è aiutato dal capoparanza Manomozza, e grazie a quest’ultimo riesce a infliggere un duro colpo ai clan dei Marsigliesi distruggendo il loro laboratorio. Scarano, messo alle strette, viene poi trovato ucciso in casa sua: il delitto è stato architettato in modo da tentare di addossarne la responsabilità proprio a Piedone.
Dopo una serie di indagini condotte in via non ufficiale, il commissario arriva a smascherare il vero responsabile, che risulta essere proprio Manomozza. Il camorrista, nonostante la collaborazione con Piedone, intraprendeva segretamente dei rapporti con i Marsigliesi per prendere poi il controllo del mercato della droga. Piedone ottiene la soffiata da Peppino il gobbo, che rivela a Piedone che un grande carico di droga del valore di un milione di dollari si trova su una nave in arrivo a Napoli da Tunisi. Per la sua soffiata, Peppino il gobbo viene assassinato, ma in punto di morte riesce a rivelare il suo assassino, riproducendo con la mano la posizione caratteristica delle due dita di Manomozza.
Dopo essersi impossessato del carico di droga trovato sulla nave, Piedone, incontratosi con Manomozza, lo smaschera, ma sopraggiunge Caputo che arresta Piedone su ordine del Commissario capo, il quale è convinto che lui sia coinvolto nel traffico di droga e nelle uccisioni. Sempre più convinto che il Commissario Capo sia corrotto, Piedone scappa ed escogita un piano per smascherarlo dandogli un appuntamento per consegnargli la droga in un borsone.
All’appuntamento si presentano Manomozza e i suoi uomini, che però non erano in combutta con il Commissario ma avevano solo seguito Piedone. Il Commissario Capo fa circondare tutti, in quanto aveva usato Piedone come esca fin dall’inizio. Piedone dal canto suo rivela che nel borsone non c’è mai stata droga, per dimostrare la sua innocenza. Manomozza riesce a sparare alle luci delle macchine della Polizia che illuminano la scena e, nel fuggi fuggi generale, fugge anch’egli con quattro uomini per le grotte sotterranee di Napoli. Piedone li raggiunge e, dopo una violenta scazzottata, li cattura tutti, compreso Manomozza, per poi essere riammesso in servizio con tutti gli onori.